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Superare le barriere e le differenze: riuniti nel nome di Pirandello

Abbiamo incontrato per il nostro dietro le quinte: Luca Martini, docente di accoglienza turistica, referente del gruppo teatrale dell’ISIS “B. Stringher” di Udine. Questa realtà si chiama I nipoti di zio Bonaldo, ed esiste da quasi trent’anni. Il gruppo teatrale scolastico più longevo della città dunque, si sviluppa all’interno di un istituto professionale, un alberghiero. Questo, per sottolineare, quanto la drammaturgia si riveli insostituibile per creare un processo di conoscenze utili al lavoro e alla vita: espressione corporea, scrittura creativa, lettura partecipata, miglioramento di competenze lessicali, di empatia, di capacità di esprimersi, di gestire le emozione, una lunga lista che l’istituto sa, conosce, e mette in pratica, ogni volta che ci si incontra e si mette in scena l’idea di un soggetto, di uno spettacolo. Oltre le idee preconcette di una scuola che possa preparare ai mestieri e venga meno all’anima dei ragazzi, senza fornire cibo per la mente.

È in questo gruppo che Federico Polli, studente del V anno, ha trovato l’humus adatto per sviluppare la sua idea. Si intitola La cagnetta, la sua personale riscrittura della novella di Luigi Pirandello “La carriola”. La sfida è stata condensare e trasporre il testo in un atto unico della durata di circa otto minuti. Accettarla e portarla sulle tavole del palcoscenico è valso un riconoscimento: il premio straordinario “Fondazione Teatro Pirandello”. Quindi una rappresentanza della scuola di Udine sarà con noi, ad Agrigento.

“Federico Polli ha partecipato per 5 anni al laboratorio teatrale – ci spiega Luca Martini –. nel nostro istituto avviciniamo gli studenti a un mondo di cultura che li possa preparare come cittadini, prima che dal punto di vista professionale. Abbiamo scelto questa novella, perché ci sono tutti gli elementi della poetica pirandelliana: ci interessava rappresentare quella lucida follia, quello stato di coscienza particolare in cui si può dire la verità. Quella verità paradossale certe volte difficile da ammettere. Federico poi, essendo un attore, nella riscrittura ha avuto una sorta di transfert e ha chiamato il protagonista proprio come lui: Federico, perché si immaginava mentre lo interpretava”.

Come avete iniziato a lavorare al bando?

“È stata la presidenza a segnalarci il Concorso. Mi è venuto naturale pensare a Federico, era un riferimento per gli altri ragazzi. Gli ho detto ‘devi divertirti a immaginare’. Io mi sono confrontato con la sua insegnante di lettere, Pirandello era nel programma di studi, ed è molto amato dai ragazzi e vedere che riesce ancora ad avere un appeal incredibile la dice lunga sulla forza di Pirandello A Federico piaceva molto la tematica, cioè la lucida follia come risposta allo stress quotidiano, come capacità di notare l’assurdità dei meccanismi. I giovani conservano ancora un pizzico di lucida follia che poi perdiamo. Forse è questo il motivo per cui Pirandello piace tanto ai ragazzi”.

Che aspettative avete riguardo la vostra visita ad Agrigento?

“È già stato bello partecipare, proprio come si dice per le Olimpiadi, l’obiettivo raggiunto secondo noi era riuscire a fare lo spettacolo, fare gruppo.

Ad Agrigento osserveremo come lavorano insieme ragazzi che non si conoscono e arrivano dall’Italia e da fuori. Loro, i giovani, hanno la capacità immediata di abbattere le barriere e la forma, noi adulti ci mettiamo un po’ di più. Sono curiosissimo di vedere all’opera tutti gli studenti riuniti in nome di Pirandello”.

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