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Il museo Mottura

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[location title=”Il museo Mottura” lat=”37.49256400692546″ lon=”14.04076104785463″]Ospita al suo interno una ricca collezione di minerali e fossili, e un’esposizione permanente dedicata alla tecnologia mineraria per l’estrazione dello zolfo di Sicilia[/location]
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“Tutta la vita è un’avventura colorata: giallo è lo zolfo colato, ma sotto terra è cupo, come la galera; il cielo è turchino, bianche le nuvole o grigie. Si va e si viene, si gira: qua è fiera, e là carestia; la servitù umana non trova modo di liberarsi”

P.M. Rosso di San Secondo

Il mondo delle zolfare è uno degli scenari dell’opera di Rosso. Per comprenderne la natura è indispensabile una visita al Museo mineralogico e paleontologico e della zolfara “Mottura”, anche noto come museo mineralogico di Caltanissetta, ospita al suo interno una ricca collezione di minerali e fossili, e un’esposizione permanente dedicata alla tecnologia mineraria per l’estrazione dello zolfo di Sicilia.

Il museo ha sede all’interno di una struttura recentemente inaugurata e adiacente alla scuola fondata dallo stesso Mottura, di cui il museo ha fatto parte per lungo tempo.

I locali museali sono di proprietà della Provincia Regionale di Caltanissetta che ha concesso, nel luglio 2012, in comodato gratuito gli stessi all’IISS Sebastiano Mottura, che provvede alla esposizione di tutti i minerali di proprietà dell’Istituto stesso, nonché alla gestione di tutte le attività museali con il personale scolastico in organico.

Lo spazio museale è distribuito in diversi ambienti. Esposizione delle tecnologie minerarie dello zolfo Unico nel suo genere, lo spazio dedicato ad alcuni strumenti d’epoca utilizzati nella attività mineraria, come i castelletti di estrazione, i vagoncini utilizzati per il trasporto dei minerali, i forni Gill.

Diversi pannelli murali con grafici e diagrammi testimoniano della storia e dei ciclo economico dello zolfo, oltre ad una ricca collezione di foto d’epoca; inoltre, è stata presente la campana della chiesetta della miniera Trabia Tallarita, oggi tornata al suo luogo di origine dopo un restauro.

Le collezione di minerali e fossili presenti conta 2.500 minerali e 1.500 reperti fossili di varie epoche geologiche e tra questi anche una collezione di macrofossili, catalogati in ordine stratigrafico, dal periodo Siluriano al Quaternario.

Il museo, mediante l’esposizione di minerali, in particolare campioni di zolfo, rocce, fossili ed attrezzature specifiche, da testimonianza dell’attività svolta in passato di sfruttamento delle varie miniere per l’estrazione dello zolfo presenti sul territorio nisseno.

Tra i minerali in esposizione alcuni campioni di zolfo di grande rarità e bellezza, oltre che in una grande varietà di forme, struttura, raggruppamento cristallino e trasparenza.

Questi sono la testimonianza della passata attività di sfruttamento delle varie miniere per l’estrazione dello zolfo presenti sul territorio nisseno e non solo.

Del mondo di Rosso fa parte il Collegio di Sant’Agata, poiché si trovava vicino alla sua casa natale.

Situata sul Corso Umberto I, la Chiesa di Sant’Agata al collegio fu costruita tra il 1600 e il 1610 in forme tardo rinascimentali, per volontà dei Gesuiti.

Mentre la facciata fu realizzata in questi anni da Natale Masuccio, uno tra i più importanti architetti in Sicilia nel passaggio da manierismo a barocco, il portale è attribuito a Ignazio Marabitti, uno dei maggiori scultori e artisti siciliani tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600, e ultimo caposcuola di bottega a Palermo, ed è settecentesco, in pietra bianca che spicca sulla pietra arenaria rossa del resto della facciata.

La scalinata fu aggiunta nel 1890.

Ha un impianto a croce greca con quattro cappelle laterali; gli affreschi interni sono di Luigi Borremans (figlio di Guglielmo, artista giunto a Caltanissetta da Anversa nel 1714), del XVIII sec., mentre sull’altare maggiore, in una cornice di marmo nero di Ignazio Marabitti, c’è una tela di Agostino Scilla (un pittore siciliano membro dell’Accademia di Messina ‘della Fucina’, che può essere considerato uno dei primi ad accumulare prove a supporto dell’origine organica dei fossili), del 1654, che raffigura il Martirio di Sant’Agata.

Nel transetto di sinistra c’è una cappella dedicata a Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine, che ne contiene un ritratto in bassorilievo su marmo, attribuito a Ignazio Marabitti