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Se… fosse solo teatro? Da Isernia uno studio su realtà e finzione

Il metateatro irrompe sulla scena del Concorso “Uno, nessuno e centomila” con il corto teatrale di Claudia Cerulo della V A dell‘ISIS “Majorana-Fascitelli” di Isernia. La sua scuola non è nuova per il Concorso ed ha già meritato di essere oltreché finalista, infine premiata per il lavoro di un suo studente, Elio Musacchio, che ha conquistato un riconoscimento da parte della Commissione per l’originalità del suo elaborato.
Stavolta la studentessa Claudia Cerulo propone “La scena”, una rielaborazione della novella “Se…”.
– I protagonisti sospettano di non essere personaggi reali, ma fittizi. Che cosa viene rappresentato sulla scena? La tragedia della vita, intrappolata spesso in ruoli imposti da convenzioni, o la meraviglia del teatro, specchio della vita stessa?

La scena è la rappresentazione della vita, della condizione di ogni uomo: intrappolato in una finzione perenne di cui non è consapevole, l’essere umano recita il copione della propria vita e da esso non può discostarsi. Così, gli attori della scena, convinti di essere i personaggi che essi interpretano, non sono altro che tutti noi, fantocci che credono di essere uomini. Sicuramente si tratta della raffigurazione della tragedia della vita, tuttavia, la consapevolezza dei personaggi di star recitando, il cambiamento della scena dall’originale pirandelliano da essi involontarimente compiuto è proprio la meraviglia del teatro, un teatro amaro che, con la sua voce perentoria, impone agli attori di continuare a fingere e di ripetere la loro scena (e quindi la loro vita) sempre uguale a se stessa.

– “La vita è una? La scena è una” – afferma il regista nel pretendere dagli attori che interpretino la scena così come l’aveva voluta Pirandello. Qual è stato il fil rouge che hai seguito nel trasformare la novella in testo teatrale? Quanto è presente Pirandello nel tuo corto teatrale e quanto invece pensi che ci sia di tuo?

L’origine della rielaborazione della novella in testo teatrale è stata la riflessione completamente pirandelliana del “se”. Se l’uomo avesse potuto fare quello, avrebbe forse potuto…? Le infinite possibilità che si prospettano di fronte all’individuo nel momento in cui si pensa a cosa si sarebbe potuto fare di diverso da quanto si è già compiuto, tutto ciò mi ha fornito lo stimolo per inserire tale riflessione all’interno di un contesto metateatrale, come se tutte quelle possibilità potessero essere realizzate proprio nell’interpretrare qualcun’altro da sè. Non essendo più se stessi, si può essere chiunque, si può dar vita a quei “se” che tormentano ogni uomo. Eppure, riprendendo Pirandello, probabilmente l’essere umano, così debole, pur potendo tornare indietro e cambiare ciò che è stato, non sarebbe capace di rendere diversa la propria vita e rifarebbe stesse scelte e stessi errori. Così, ho introdotto l’impossibilità di cambiare la scena così come sarebbe impossibile cambiare la vita. La riflessione pirandelliana del “se” dà origine e si interseca con il mio intervento a carattere metateatrale.

– Hai già avuto esperienze nella scrittura di drammaturgie?

Ho partecipato l’anno scorso al Concorso “Uno, nessuno e centomila” con la rielaborazione della novella “La trappola”, ma precedentemente mi ero già dedicata alla scrittura di drammaturgie, senza indirizzarle ad alcun premio o concorso ufficiale. Così, la mia attività di scrittura teatrale è quasi sempre rimasta finalizzata ad un miglioramento delle mie capacità piuttosto che ad un reale confronto, affinché potessi essere all’altezza delle occasioni che in futuro mi si sarebbero presentate.

– A scuola avete un laboratorio teatrale? Qual è il tempo che dentro o fuori dalla scuola dedichi al Teatro?

Sì, abbiamo un laboratorio teatrale con il quale realizziamo rappresentazioni teatrali al termine di ogni anno: commedie e tragedie del teatro classico, commedie shakespeariane, drammi pirandelliani e testi moderni. Accanto ad esso, frequento una scuola di teatro esterna alla scuola, ed entrambi i corsi mi permettono di crescere teatralmente, professionalmente e umanamente. Dedico quasi tutta la settimana ad attività teatrali ed esse occupano l’intera mia giornata, così ho l’opportunità e il piacere di coltivare la mia passione e di incrementare le mie conoscenze su di essa, sperando che in futuro possa diventare per me una professione.

Salvatore Mincione ee-Pasquale Marcucci

Salvatore Mincione e Pasquale Marcucci

– Verrai accompagnata da attori per mettere in scena il tuo lavoro. Puoi dirci qualcosa di loro, della loro esperienza nelle arti perfomative e come hanno appreso la proposta di poter recitare al Teatro Pirandello di Agrigento?

Gli attori che mi accompagneranno, Salvatore Mincione, Vincenzo Silvestri, Alessia Giallorenzo e Pasquale Marcucci, sono componenti della compagnia teatrale e della scuola di teatro di cui io stessa sono membro. Attori professionisti e non, che condividono con me la loro esperienza teatrale. Tra di loro, dunque, vi sono giovani come me che aspirano a lavorare nel teatro o che preferiscono proseguirlo parallelamente ad altri studi, come Alessia Giallorenzo e Vincenzo Silvestri, qualcuno che da poco ha conosciuto l’arte del teatro, come Pasquale Marcucci, e un maestro di vita e teatro che ha alle sue spalle una carriera performativa di alta qualità artistica, Salvatore Mincione. Tutti loro sono stati entusiasti nell’apprendere di poter recitare al Teatro Pirandello di Agrigento ma, allo stesso tempo, hanno dimostrato di volermi accompagnare in questa esperienza maggiormente per l’affetto che ci unisce.

Alessia Giallorenzo e Vincenzo Silvestri

Alessia Giallorenzo e Vincenzo Silvestri