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Un murale per Pirandello. Un racconto di maioliche dell’Accademia Michelangelo

Quello che succede in un’Accademia di belle arti, come la Michelangelo di Agrigento, è sempre una meravigliosa sorpresa, la spinta verso la creatività che attiva infinite soluzioni. L’Accademia Michelangelo, così come per l’edizione scorsa, avrà un ruolo fondamentale, come polo culturale e logistico, nell’ambito del Concorso bandito dal Miur, Uno, nessuno e centomila.

Per la kermesse di respiro internazionale, l’anno passato, la struttura di alta formazione ha aperto i suoi spazi nel centro storico – compresa la profumata corte interna, trasformata in giardino mediterraneo – e organizzato un’estemporanea di pittura, coinvolgendo ragazzi e ragazze che hanno chiacchierato, scambiato opinioni e si sono confrontati, attraverso il linguaggio comune dei colori e della pittura. L’arte è un processo riparativo che non conosce confini e le stesse mura dell’Accademia creano un legame con il territorio che prosegue nell’attiguo collegio dei Filippini e nel teatro Pirandello.

Anche per il concorso del 2018, l’Accademia Michelangelo di Agrigento, curerà la creazione e la produzione dei manufatti dati in premio ai primi classificati. Nati dall’estro del maestro Domenico Boscia, i riconoscimenti sono realizzati in collaborazione con gli allievi.

Ma la novità di quest’edizione è il grande murale in maioliche che troverà posto in via Pirandello. Un lavoro, pensato e realizzato dal maestro Boscia, insieme a un gruppo di allieve del primo e del secondo biennio.

“L’idea nasce da una richiesta del Comune, volevamo migliorare un luogo dove Pirandello ha vissuto per un periodo – spiega Domenico Boscia –. Inoltre l’intento era valorizzare un angolo (il muro di una scuola che è stata bombardata durante la seconda guerra mondiale), e allo stesso tempo dare un segno deciso di questa presenza umana e intellettuale. Una parete inanimata che prende vita attraverso il suo rivestimento: un pannello maiolicato che propone non solo un ritratto dello scrittore, ma che lo racconta attraverso elementi simbolici del suo percorso artistico”.

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Ma come nasce un pannello di questo tipo? Poi lo vediamo appeso, ma qual è il processo creativo che c’è dietro?

“Il pannello viene creato attraverso mattonelle di terracotta che vengono smaltate, ripulite una a una a mano, con la spugna, specialmente i bordi (sicché quando vengono murate non presentino annerimenti) vengono numerate, come un puzzle, prima di procedere ai colori sul pannello si riporta prima il disegno con lo spolvero. E solo dopo si dipinge” mi spiega Selene Lombardo, una delle studentesse che partecipa ai lavori.

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Ci spieghi meglio cos’è lo spolvero?

“È una tecnica usata da Leonardo da Vinci e dallo stesso Michelangelo. Usiamo un foglio di carta cipollina, grande quanto il progetto in lavorazione, sulla stessa scala realizziamo quello che verrà riportato sul pannello. Bucherelliamo poi con delicatezza tutto il perimetro del disegno, con la punta di uno spillo. Una volta appoggiato sulle maioliche lo usiamo per lasciare una sorta di traccia. I contorni forati vengono tamponati con un panno di cotone, che rilascia una mistura di carbonella fine e ossido di piombo ominio. La sostanza passa attraverso i fori e a quel punto ritroveremo l’immagine riportata sulla superficie liscia”.

Un lavoro complesso che è stato affrontato in circa un mese e mezzo. Le allieve, Selene Lombarbo, Antonella Sanfilippo, Rita Sidoti e Federica Pia Mancuso, frequentano il primo biennio e il secondo biennio, decorazione e pittura. Le ragazze hanno scelto di fare un’esperienza che prende le mosse dalla scultura e scoprire la fusione degli ossidi e composizione, un lavoro che unisce diverse tecniche e punti di vista.  Il pannello che misura quattro metri per un metro e mezzo, dovrebbe essere inaugurato in coincidenza del concorso Uno nessuno e centomila emanato dal Miur.